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Editoriali:
 
“Alé Udin! Evviva i Pozzo!”
  di Vittorino Meloni
Settegiorni in Friuli n. 11 del 9/9/05

Udine - Caro dottor Di Pietro, permettimi di affidare al tuo settimanale una piccola riflessione che mi pare d'obbligo di fronte al successo prorompente dell'Udinese. L'arrivo dell'Udinese nella Champions League ha ridestato una grandissima simpatia per la squadra bianconera per la quale, si è scoperto, faranno il tifo persino i tifosi delle solite tre quattro grandi. L'amore per la “provinciale” è suscitato da quell'aria di onesto e di corretto che spira attorno ai friulani. Siamo di fronte a un calcio che è decaduto, si è avviluppato in una cerchia di guai, di problemi, di manifestazioni di violenza senza precedenti. Il calcio è malato, si dice coralmente, ma finora non si è trovata la medicina appropriata per risanarlo. Ecco quindi che si guarda all'Udinese come a un esempio sfortunatamente senza molti seguaci, anzi forse un caso unico in Italia. Qualcuno però osserva che i giocatori in maglia bianconera non sono neppure tutti connazionali perché anche qui, come in tutte le altre squadre italiane, ci sono molti stranieri. Si insinua dunque che l'entusiasmo della gente friulana non è pari a quello di un tempo quando i calciatori erano in maggioranza di casa, e avevano nomi friulani.
Eppure c'è un'impronta puramente friulana sull'Udinese: sono Giampaolo Pozzo e sua moglie Giuliana Linda Pozzo. Per me, il successo dell'Udinese, ormai ripetuto nel corso degli anni, è opera loro. Se i bilanci della squadra sono in regola, se i rapporti con la tifoseria sono esemplari, se tutti i comportamenti in campo e fuori sono eccezionali, ebbene sì, il merito è dei Pozzo. Una famiglia dotata di grandi mezzi, frutto del lavoro, e legata fedelmente allo spirito e ai costumi esclusivi del Friuli, si è impegnata a dotare l'Udinese non soltanto dei soldi necessari, che sono tantissimi anche in provincia, ma a governarla secondo lo stile antico del Friuli. Hanno messo denaro e passione, ma anche severi costumi di rigore, per portare la squadra nelle vette della classifica, in Italia e in Europa.
Spero che i Pozzo ricevano i ringraziamenti che si sono meritati. Quel che hanno saputo fare non potrà essere dimenticato mai. È a loro che bisogna guardare in un mondo rattristato da tanti eventi negativi, perché hanno saputo preservare i grandi valori dello spirito friulano.
Caro Di Pietro, suggerisci, con il tuo settimanale, di gridare, allo stadio e fuori, “Alè Udin!”, “evviva i Pozzo!”, perché sono ovazioni che vanno appaiate, e da mettere nei cuori.

di Vittorino Meloni
 
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